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In tre secondi, Carilla

Ebbe una strana sensazione quella mattina, come di cielo capovolto e di nuvole opprimenti.

La spiaggia si lasciava invadere dai relitti dei ricordi. Jörgen vi disegnò quel nome nella compulsione definitiva prima dell’ultima deriva.

L’aveva conosciuta dieci anni prima, per caso, per una di quelle strane coincidenze della vita. Pioveva, un parcheggio maldestro, un bozzo, l’incazzatura.

Carilla. Amata. Persa.

“Ma guarda tu ‘sta scema! Ma aspettare tre secondi no?” e quel tempo gli tornò addosso nel sorriso disarmante di lei.

“Oddio mi scusi, mi son distratta, io non volevo”.

Un rossore accese il viso sodo di Carilla, impacciata alla guida ma non nelle forme scultoree dei seni, delle gambe, dei fianchi.

“No, non si preoccupi”, la rassicurò Jörgen “sono solo scocciature per assicuratori. Senta, non stiamo qui al freddo, andiamo in quel bar a compilare i moduli. Le offro un caffè”.

Si innamorarono, si riconobbero umani e semplici. Autentici. Vissero in uno stato di grazia il loro amore. La conversione reciproca di due anime che volevano resistere, combattere, rinascere.

Era nell’aria la voglia di mettersi in gioco. L’annusarono entrambi. Si raccontarono, storicizzando il passato, si capirono. Avevano desiderio di sentirsi in coppia, in quel processo di disgregazione del passato e di unificazione del presente. Morirono e rinacquero attraversando insieme tempeste e dolori.

Carilla e Jörgen. Albe e tramonti.

Qualcosa di loro si incagliò tra gli ostacoli del potere. I governanti si spinsero oltre, nella ricerca di input alienanti, Per la loro stupida arroganza, volevano il controllo sulle intelligenze degli Umanissimi.

Le polizie, armate di oggettificatori, neutralizzavano le eccellenze tra gli studiosi, tra gli artisti, tra i manager, tra gli uomini di finanza. I pensatori furono identificati isolati e trasformati in statue. Iniziò un processo di decosificazione.

I perseguitati venivano deanimati, emotivamente inariditi, seccati, privati della linfa, dell’essenza, dell’entusiasmo dello stare al mondo. La deanimazione era il processo di sottrazione dell’anima, che veniva estratta, sfilata dai corpi. Nessuno degli Umanissimi era però riuscito a scoprire dove fosse la bottonatura sulla pelle.

Carilla-anima

“E se l’anima fosse nelle mani?” si domandava Carilla. “Nelle mani che si allungano nel dare o in quelle che si chiudono nel ricevere”.

“E se fosse nelle braccia?” si domandò Jörgen. “Nelle braccia che sorreggono o in quelle che si sollevano per difendersi da uno schiaffo”.

“E se fosse nella mano dello schiaffo?'”.

“O negli occhi quando piangono e scivolasse via, come un fiume da attraversare a piedi nudi”.

“E se la mia fosse un frattale della tua e la tua della mia?”.

“La mia tua, la tua mia”.

“Porzioni minime di Universo, dell’infinito intero”.

“E se fosse nella bocca? Nascosta in mezzo ai denti, nel sotto della lingua”

“Avremmo voglia di candidi alfabeti e baci salivari per la buona mirabilia“.

[…]

le-armelline-della-pesca

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