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La gratitudine. Le dalie sono appassite

La gratitudine è rappresentata, dal punto di vista floreale, dalle dalie. La gratitudine è uno dei grandi sentimenti rinnegati: il primato spetta a quella nobile volontà di ricambiare, reperibile sul vocabolario alla voce: “riconoscenza”.

I promessi grati sono quelli che si avvalgono, senza tante scuse, della facoltà di sparire e di dimenticare. Non confonde questo con la più nobile dimenticanza. Qui non si tratta di affrancarsi da qualcuno per crescere, qui si tratta di voltare le spalle alle opportunità sfruttate.

Delle volte però le opportunità sfruttate (sic) non sono occasioni, scarti di fine stagione, scampoli o merce varia da emporio della svendita cronica, ma si tratta di nomi e cognomi. Di persone in carne e ossa.

Nel mio impegno con l’arte, nella mia professione, dal teatro alla scrittura sono stata, più volte, tratta in inganno dal modello umano fintamente grato, senza distinzione di genere. È umano essere ingrati, così come è umano soffrire di ingratitudine. Nel doppio senso. Talvolta non se ne ha nemmeno consapevolezza.

Il modello ingrato è quello che vi fa credere di essere vittima sacrificale di un’atroce immane ingiustizia perenne che, anziché sciogliere nelle abili lacrime, sedimenta con maestria nelle sue recriminazioni, al punto di convincervi che sarete gli unici per la salvezza. Agisce sulla vostra empatia. Crea sensi di colpa indotti.

Non solo vi ha già irretiti ma di più: verrete contagiati, per solidarietà, nella sua presunta sfiga. Perché non sia mai che il soggetto soffra in solitudine.

E così, potrebbe capitarvi un giorno, di ritrovarvi col culo a terra senza nemmeno sapere come e perché. Il come non ve lo so dire. Sul perché potrei scrivere un trattato, ma un romanzo autocritico e auto ironico è più che sufficiente.

La cogliona, diciamolo, sono io. Mi chiamo Ambra. Ambra Vitale. Ricordatevi del mio cognome perché tutto quello che il soggetto ingrato vi chiederà sarà sempre e solo di vitale importanza. Così come voi, sia ben inteso. Vi chiamerà tesoro, vi definirà necessari, unici, preziosi, indispensabili, giurerà lealtà anche del genere dell’eterno amore.

Ma quel rosario, in prosa o versi, è la chiara dimostrazione che ha solo bisogno di voi: indizio che voi sottovaluterete, finché non sarete abbastanza lucidi da defilarvi. Non siate ingenui: il modello ingrato saprà sempre come ripescarvi!

Cadrete nella sua maglia – non quella della salute – perché qui si parla di affascinamento, seduzione è vanità.

Per inciso, l’anagramma del mio nome è: “Me ribaltava”. Ma questo, appunto, nell’imperfetto modo in cui sognavo.

[Scrivo, to be continued]

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